Esposizione cronica al bisfenolo A in gravidanza: come le plastiche possono alterare encefalo e comportamento sociale

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12/01/2022
Esposizione cronica al bisfenolo A in gravidanza: come le plastiche possono alterare encefalo e comportamento sociale

European Journal of Histochemistry, novembre 2021

Esposizione al bisfenolo A in gravidanza:
come le plastiche possono alterare encefalo e comportamento sociale

L’esposizione cronica durante gravidanza e allattamento a una dose di BPA pari a quella indicata come dose tollerabile giornaliera (TDI) dall’EFSA (European Food Safety Authority) causa nelle femmine di topo alterazioni sia a livello comportamentale che encefalico.
I risultati dello studio realizzato dai nostri ricercatori del gruppo di Neuroendocrinologia e pubblicati sull’European Journal of Histochemistry suggeriscono quanto sia urgente adottare misure più stringenti nell'utilizzo di BPA, a tutela della salute di tutti.  

Brigitta Bonaldo1, Antonino Casile2, Martina Bettarelli3, Stefano Gotti4, GianCarlo Panzica5
Marilena Marraudino6

L'esposizione cronica al bisfenolo A

Il bisfenolo A (BPA) - sostanza chimica comunemente presente nelle plastiche - è un noto interferente endocrino. La sua struttura, simile a quella degli estrogeni, gli permette di legarsi ai loro recettori e di mediare numerosi effetti nell’organismo.
L’ampio utilizzo su scala industriale del BPA - usato per produrre ad esempio il policarbonato, un tipo di plastica rigida, trasparente usato nei recipienti per uso alimentare, biberon e stoviglie di plastica - e la preoccupante persistenza nell’ambiente fanno sì che i tempi di esposizione siano sempre più lunghi.

Queste esposizioni prolungate sono tanto più dannose quanto più avvengono durante periodi particolarmente sensibili alle alterazioni dell’ambiente ormonale. La gravidanza rappresenta, nell’adulto, uno di questi periodi durante cui l’esposizione a BPA può avere effetti deleteri non solo nell’organismo in sviluppo, ma anche nella madre stessa.

I nostri ricercatori del gruppo di Neuroendocrinologia - guidato dal prof. Giancarlo Panzica - studiano da tempo gli effetti del bisfenolo A e degli altri interferenti endocrini. In questo studio pubblicato sull'European Journal of Histochemistry hanno dimostrato che l’esposizione cronica su femmine di topo, per un periodo che copre gravidanza e allattamento, a una dose di BPA pari a quella attualmente indicata come dose tollerabile giornaliera (TDI) dall’EFSA (European Food Safety Authority) causa alterazioni sia a livello comportamentale che encefalico.

Bonaldo

I risultati dello studio - realizzato dai nostri ricercatori Brigitta Bonaldo e Antonio Casile (nella foto qui a sinistra) - si basano anche sul test comportamentale delle Tre Camere, che permette di analizzare il comportamento sociale.

I test comportamentali

I roditori sono animali fortemente sociali: alterazioni in questo comportamento possono avere perciò implicazioni molto serie sulla loro qualità di vita. Le madri trattate con BPA presentano un alterato comportamento sociale, caratterizzato non solo da un maggiore attività locomotoria (probabilmente correlata a un maggiore stato di ansia), ma anche da un alterato interesse nelle interazioni sociali verso animali dello stesso sesso o di sesso opposto. Da una parte, infatti, aumenta l’interesse per l’interazione con animali dello stesso sesso, dall’altra diminuisce quello per animali di sesso opposto.

Figura 1
Test delle Tre Camere per la valutazione del comportamento sociale.
L’immagine sulla sinistra mostra l’allestimento sperimentale utilizzato per effettuare la valutazione del comportamento sociale tramite il test delle Tre Camere. Sono state effettuate 4 sessioni, durante le quali l’animale testato ha la possibilità di: (1) abituarsi all’apparato sperimentale, (2) interagire con un animale sconosciuto dello stesso sesso (femmina), (3) interagire con un animale sconosciuto di sesso opposto (maschio) e (4) se presenti entrambi gli animali, scegliere con quale dei due interagire. L’immagine sulla sinistra mostra la distanza percorsa dagli animali di controllo (colonna di sinistra) o trattati con BPA (colonna di destra) durante le 4 sessioni del test, evidenziando l’aumento della stessa negli animali trattati.  

Per comprendere se queste alterazioni abbiano riscontri anche a livello nervoso, i nostri ricercatori hanno analizzato due circuiti particolarmente coinvolti nel controllo del comportamento sociale: i sistemi a vasopressina e a ossitocina. Il sistema ad ossitocina non risulta essere alterato, ma quello a vasopressina vede una diminuzione a livello dei nuclei paraventricolare e soprachiasmatico. In questi nuclei abbiamo anche evidenziato una significativa riduzione dell'espressione del recettore degli estrogeni di membrana GPER1, altamente espresso in questi nuclei e per cui il BPA dimostra avere un’alta affinità.

Figura 2
Analisi immunoistochimica del sistema vasopressina. Le immagini mostrano le cellule a vasopressina presenti nei nuclei ipotalamici paraventricolare (in alto) e soprachiasmatico (in basso). Negli animali trattati con BPA (a destra) si evidenzia una riduzione della vasopressina, in entrambi i nuclei, rispetto agli animali di controllo (a sinistra).

I risultati di questi studi supportano quindi l’ipotesi che la gravidanza e l’allattamento rappresentino un periodo particolarmente sensibile agli effetti avversi dovuti all’esposizione a interferenti endocrini, come il BPA, anche a basse dosi. Risulta quindi sempre più urgente procedere nella stesura di regolamentazioni più stringenti nell’uso del BPA al fine di tutelare la salute pubblica in ogni fase della vita.

1Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO), Orbassano (TO); Department of Neuroscience "Rita Levi-Montalcini", University of Turin.
2Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO), Orbassano (TO)
3Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO), Orbassano (TO)
4Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO), Orbassano (TO); Department of Neuroscience "Rita Levi-Montalcini", University of Turin
5Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO), Orbassano (TO); Department of Neuroscience "Rita Levi-Montalcini", University of Turin
6Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO), Orbassano (TO)

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