IL NICO: CAPIRE IL CERVELLO PER CURARLO
Il NICO nasce nel 2010 dall’unione di 8 gruppi di ricerca, diventati 9 nel 2017, con l’obiettivo di condividere e sfruttare al meglio costose strumentazioni scientifiche e soprattutto le loro competenze specifiche complementari: la complessità degli studi sul cervello richiede infatti un approccio multidisciplinare, che integri ricerca di base, applicata e clinica. Ed è proprio qui il cuore e il punto di forza del NICO: unire la ricerca di base - che studia lo sviluppo del cervello, i suoi meccanismi di funzionamento, riparazione e rigenerazione - con quella traslazionale, dedicata a trovare nuovi approcci terapeutici per le malattie neurodegenerative e neuropsichiatriche.
Alzheimer, SMA Atrofia Muscolare Spinale, ma anche tumori cerebrali e lesioni spinali, Huntington e Atassie, sono alcune delle patologie studiate nei laboratori di Orbassano, nella palazzina situata all’interno del comprensorio dell’Ospedale San Luigi Gonzaga. Ospedale con cui il NICO collabora – come con altri dipartimenti clinici dell’Università di Torino – per la ricerca sulla Sclerosi Multipla: ospita infatti tra i nove il gruppo che lavora a stretto contatto con i neurologi del CRESM, Il Centro di Riferimento Regionale per la SM, e la BIOBANCA, che raccoglie campioni biologici necessari alla comprensione della malattia e allo sviluppo di metodi diagnostici e terapie mirate.
UN DECENNALE DEDICATO A FERDINANDO ROSSI
«Nel festeggiare i dieci anni del NICO vorrei prima di tutto ricordare la figura - per noi importantissima - del grande scienziato, collega e amico Ferdinando Rossi - dichiara il Rettore Stefano Geuna - l’anima di questa realtà: con la sua energia e le sue grandissime capacità ha messo insieme un primo gruppo - poi cresciuto negli anni - di ricercatrici e ricercatori che hanno dato vita al nostro Istituto. Dico ‘nostro’ - spiega - perché nonostante nell’ultimo anno, da quando ho assunto la carica di Rettore dell’Università di Torino, io abbia dovuto sospendere le mie attività scientifiche e quindi anche la mia afferenza al NICO, mi piace ricordare che faccio parte di questa comunità, a cui mi sento particolarmente vicino.
Istituto che grazie allo straordinario input del prof. Rossi – prematuramente scomparso nel 2014 – ha continuato a crescere negli anni: lo dimostra una recente valutazione del Consiglio scientifico internazionale che ha qualificato il NICO come eccellenza a livello nazionale e internazionale. È questo a mio parere il miglior modo per ricordare Ferdinando, ma anche un’ottima occasione per guardare al futuro con entusiasmo ed energia.
Una spinta – conclude il Rettore - di cui abbiamo particolare bisogno in questi giorni così difficili, in un momento di pandemia e di crisi a livello globale. Momenti di crisi in cui, sappiamo bene, la scienza deve essere in prima linea per dare quelle risposte che possono portarci a ripartire e a crescere nuovamente. Rinnovo quindi i miei auguri e i miei complimenti alle ricercatrici e ai ricercatori del NICO per i traguardi e gli obiettivi raggiunti, e in bocca al lupo per un futuro di ancor più grandi successi».
10 ANNI DI RICERCA AL NICO: I NUMERI
600 pubblicazioni scientifiche
«Dieci anni in cui il NICO è cresciuto sia in termini di attività scientifica - con una media appunto di circa 60 pubblicazioni all’anno - sia di prestigio a livello nazionale e internazionale» sottolinea il prof. Alessandro Vercelli, Direttore scientifico del NICO e docente di Anatomia umana del Dipartimento di Neuroscienze Rita Levi Montalcini dell’Università di Torino.
Oltre 60 progetti di ricerca finanziati
«Sono oltre 60 i progetti scientifici realizzati in questi 10 anni - continua il prof. Vercelli - tra questi 6 finanziati dall’Unione europea, di cui uno del programma Horizon2020, 3 PRIN del Ministero della Ricerca, 9 grant di Fondazione Telethon e 7 di Fondazione Veronesi; altri progetti tuttora in corso hanno il sostegno di AIRC e della FISM – la Fondazione dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Ultimo - ma solo in ordine di tempo perché assegnato a marzo di quest’anno - il prestigioso finanziamento dello Human Frontier Science Program, che ha visto in gara oltre 500 progetti da tutto il mondo. Anche grazie a questi fondi competitivi ottenuti a livello internazionale e nazionale, e al sostegno dei Dipartimenti universitari di appartenenza, abbiamo una strumentazione scientifica di avanguardia, che aggiorniamo continuamente».
«Il nostro è un Istituto giovane - aggiunge il direttore del NICO - non solo per i 10 anni di età, ma anche per l’età media (circa 30 anni) dei nostri ricercatori, attratti da temi di ricerca affascinanti, tecnologie moderne e collaborazioni internazionali. I 25 docenti e tecnici del NICO sono infatti affiancati da circa 50 giovani ricercatrici e ricercatori (post doc, dottorandi e tesisti di UniTo): un mix efficace di esperienza ed entusiasmo giovanile riunito nella stessa squadra, che - ci tengo a sottolinearlo - è composta per il 60% da donne».
LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
«La ricerca è il nostro obiettivo principale - ricorda il prof. Vercelli - e i nostri ricercatori sono anche fortemente impegnati nella divulgazione scientifica presso il pubblico e le associazioni di pazienti e familiari di pazienti. Con queste ultime - che nel caso di Smarathon e Girotondo Onlus sostengono le nostre ricerche sulla SMA - collaboriamo per fornire informazioni corrette sulle prospettiva di cura a cui stiamo lavorando e che, se comunicate in modo errato, rischiano di creare false speranze».
«Tra le attività di divulgazione dedicate agli studenti vorrei ricordare le Olimpiadi delle Neuroscienze – che ogni anno coinvolgono in Piemonte oltre 400 studenti di 30 scuole – e UniStem Day, che da oltre 10 anni coinvolge in contemporanea in tutta Europa oltre 30mila studenti. Infine, le attività pensate per il pubblico: la Settimana del Cervello, che organizziamo con CentroScienza Onlus, e i PorteAperte, un appuntamento che dal 2014 registra il tutto esaurito richiamando oltre 1200 ospiti per la visita dei nostri laboratori di ricerca. Tutte queste iniziative sono importanti - conclude Alessandro Vercelli - perché ci permettono di condividere l’impegno e la passione che guidano il nostro lavoro».
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GiovedìScienza racconta la ricerca al NICO
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