Microcefalie e Atassie: i risultati delle nostre ricerche presentati alla Convention Telethon

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14/03/2017
Convention Telethon

Convention Telethon 13-15 marzo, Riva del Garda
MICROCEFALIE e ATASSIE

I nostri gruppi di ricerca del prof. Di Cunto e del Prof. Tempia studiano le cause genetiche di microcefalie e atassie.
Gli ultimi studi, realizzati grazie al sostegno di Fondazione Telethon, aprono la strada a possibili nuovi approcci terapeutici.

L’Università di Torino è presente alla Convention Telethon con due gruppi di ricerca del NICO – Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (Orbassano, TO) impegnati nello studio delle cause genetiche di malattie neurologiche rare.

ATASSIA SPINO-CEREBELLARE - Prof. Filippo Tempia, Dott.ssa Eriola Hoxha
Acidi grassi omega-3: la somministrazione migliora le funzioni motorie nei pazienti

Il laboratorio del NICO di "Neurofisiologia delle Malattie Neurodegenerative" diretto dal Prof. Filippo Tempia presenta i risultati sull'atassia spino-cerebellare di tipo 38 (SCA38), malattia genetica che  compromette i movimenti dei pazienti, costretti dopo alcuni anni su una sedia a rotelle.
Il gruppo del Prof. Tempia aveva partecipato alla scoperta del gene mutato (ELOVL5). La Dott.ssa Eriola Hoxha, sotto la supervisione del Prof. Tempia e grazie al contributo economico della Fondazione Telethon, ha trovato che i sintomi insorgono perché le mutazioni fanno perdere la funzione della proteina ELOVL5 codificata dal gene. Da questo ne conseguono degenerazione dei neuroni nel cervelletto, causando problemi motori. La proteina ELOVL5 è un enzima che allunga gli acidi grassi poli-insaturi, compresi i famosi omega-3 che proteggono dalle malattie cardiovascolari. Infatti, nel sangue dei pazienti, gli omega-3 a catena lunga sono notevolmente ridotti.

Il gruppo di clinici della Prof.ssa Borroni dell'Università di Brescia ha partecipato alla ricerca somministrando ai pazienti acidi grassi omega-3 per 40 settimane. Grazie a questa cura, la prima per la SCA38, i pazienti hanno avuto una notevole diminuzione dei problemi motori, e alcuni che non riuscivano più a camminare hanno riacquistato questa e altre funzioni motorie. «La ricerca prosegue per comprendere meglio i meccanismi molecolari  al fine di ideare una terapia ancora più efficace - commenta il Prof. Filippo Tempia - ma questo risultato è veramente notevole, perché finora non esistevano cure per nessuna forma di atassia spino-cerebellare».

MICROCEFALIE - Prof. Ferdinando Di Cunto, Dott. Federico Bianchi
MICROCEFALIE e P53: il guardiano del genoma è troppo severo durante lo sviluppo cerebrale

Il laboratorio di "Neurogenesi Embrionale" diretto Prof. Ferdinando Di Cunto, inizialmente presso il Centro di Biotecnologie Molecolari dell'Università di Torino e attualmente presso il NICO, presenta i risultati degli studi condotti sulla microcefalia genetica MCPH17, causata da mutazioni del gene CIT (Citron chinasi).
Le microcefalie - che nei casi più gravi conducono a paralisi motoria, epilessia e disabilità intellettuale - sono causate di frequente (circa 1% dei nati) da fattori ambientali (disturbi della circolazione placentare, esposizione a sostanze tossiche, infezioni batteriche e virali) e molto più raramente (1 nato su 10.000) da mutazioni genetiche.

Le ricerche condotte dal Dott. Federico Bianchi nel laboratorio del Prof. Di Cunto - pubblicate sulla prestigiosa rivista “Cell Reports” - hanno stabilito che l’assenza di CIT determina la comparsa di importanti danni al DNA delle cellule nervose in fase di sviluppo, provocandone la morte a causa dell'attivazione della proteina P53, meglio nota come ‘il guardiano del genoma’. Infatti, se nel modello murino della malattia si inattiva P53, si osserva un aumento del volume del cervello e la regressione della maggior parte delle alterazioni neurologiche.

«I risultati dei nostri studi - commenta Di Cunto - suggeriscono che durante lo sviluppo embrionale le cellule cerebrali siano particolarmente sensibili all’attivazione di P53, caratteristica che potrebbe giocare un ruolo chiave anche in altre forme di microcefalia, come quella prodotta dal virus Zika. Pertanto lo sviluppo di strategie capaci di inattivare transitoriamente P53 potrebbe aprire nuove prospettive per il trattamento di queste patologie. Ovviamente bisognerà procedere con grande cautela, perché l’inattivazione permanente di P53 è tra le cause più note di trasformazione tumorale delle cellule. Tuttavia i nostri risultati permettono di intravedere un barlume di luce in fondo al tunnel della totale assenza di approcci terapeutici per queste gravi patologie».

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