21 settembre
Giornata Mondiale dell'Alzheimer
È una delle principali cause di demenza che colpisce nel mondo circa 40 milioni di persone, di cui 1 milione in Italia. Con l'aumento della vita media le demenze rappresentano una patologia sempre più frequente, un problema per il malato, per la famiglia e per la società che spesso non hanno le risorse psicologiche ed economiche per affrontarla.
Qui al NICO, la prof.ssa Elena Tamagno e la dr.ssa Michela Guglielmotto del gruppo di ricerca di Sviluppo e patologia del cervello studiano i meccanismi cellulari alla base della malattia di Alzheimer per prevenirla e combatterla, mentre il nostro direttore, il prof. Alessandro Vercelli, studia con il progetto My Active and Healthy Ageing (Horizon 2020) come promuovere un invecchiamento sano e attivo.
Ma in generale la ricerca al NICO ha un obiettivo comune: identificare nuovi potenziali bersagli molecolari per lo sviluppo di terapie innovative per il trattamento delle patologie legate all’invecchiamento cerebrale, come le malattie neurodegenerative e la demenza senile.
Chiarito meccanismo che può rallentare l'Alzheimer
I nostri ricercatori hanno chiarito uno dei meccanismi che impedendo alle cellule del cervello di 'ripulirsi' favorisce lo sviluppo dell'Alzheimer, la più comune patologia legata all'invecchiamento. L'accumulo nel tessuto cerebrale di peptidi di β amiloide (Aβ), i principali componenti delle placche senili, è una delle cause principali della malattia. Elena Tamagno, Michela Guglielmotto e Antonio Piras - del gruppo di ricerca guidato dal nostro direttore Alessandro Vercelli - hanno individuato la relazione che lega la presenza di questa molecola ai principali meccanismi di morte e ricambio cellulare, entrambi responsabili della neurodegenerazione e dello sviluppo della malattia.
Grant Fondazione Veronesi 2019 e 2018
Nr2f1, mitocondri e cellule staminali: alleati nella plasticità cerebrale
Con l’invecchiamento il cervello diventa meno plastico e perde la capacità di immagazzinare nuove memorie. Ad oggi, le cellule staminali del cervello rappresentano un potenziale bersaglio per rallentare l’invecchiamento cerebrale. L'ipotesi di lavoro di Sara Bonzano, del gruppo NICO di Neurogenesi adulta, è che il regolatore molecolare Nr2f1/COUP-TFI, che induce le staminali del cervello giovane a formare nuove cellule nervose e la cui funzione diminuisce con l’invecchiamento, possa agire mediante un’azione diretta sui mitocondri, la “centrale energetica” della cellula.
Neurone o astrocita?
Scoperto il gene che guida le staminali adulte nella scelta del loro destino
Il gene COUP-TFI controlla che le staminali producano la giusta quantità di nuovi neuroni o astrociti. Un eccesso dei secondi è la conseguenza di processi infiammatori associati a patologie tra cui l’Alzheimer. La scoperta del nostro team guidato dalla prof.ssa Silvia De Marchis
La propagazione dei danni cerebrali nel morbo di Alzheimer
I meccanismi con cui il danno cerebrale si propaga dalla sede in cui ha origine al resto del cervello non sono ancora noti, ma avrebbero tuttavia importanti implicazioni per lo sviluppo di terapie basate su trapianti di cellule nervose o di tessuto cerebrale.
Lo studio del prof. Filippo Tempia, che guida il gruppo NICO di Neurofisiologia, rappresenta una base di partenza per future ricerche volte ad arrestare il danno cerebrale nei pazienti con morbo di Alzheimer e per disegnare nuove strategie terapeutiche utilizzanti trapianti di neuroni sani.
Agenda
Workshop on Mental Health in Academia and Virtuous Academic Culture
Coordination: Dr. Fernando Josa Prado & Dr. Stefano Zucca, MSCA Fellows
Area Ricercatori
Guarda il video
GiovedìScienza racconta la ricerca al NICO
Vivere per sempre.
Una popolazione sempre più longeva, i suoi problemi e le risposte della ricerca
Hai perso la diretta? Guarda ora il video di GiovedìScienza al NICO: una puntata in diretta dai nostri laboratori dedicata alla ricerca sull'invecchiamento.